sabato 30 aprile 2011
‘Patasabato V
venerdì 29 aprile 2011
A.A.A. Cercasi personalità
Ho frequentato l'elementari in un istituto privato cattolico gestito da suore; stringevo Bibbia e rosario in compagnia di una mal celata voglia di esser prete. Alla don Tonino, s' intende, ma pur sempre prete!
A dieci anni lessi Sherlock Holmes e iniziai a vestirmi con l' impermeabile giallo, a parlare per sofismi ed intuizioni impossibili; solo l' imberbe eta' m'impedì di fumare pipa e oppio.
Un paio d'anni più tardi vidi Twin Peaks, e allora abbandonai le vesti dell' investigatore ottocentesco per adottare gioiosamente quelle dell'agente speciale anni '90: ombroso, geniale, bello ma discreto. Affermavo con certezza la volontà di diventar poliziotto e mi lamentavo che in Italia non ci fosse l' FBI.
In piena adolescenza, cercai di abbandonare i modelli prettamente televisivi per diventare un mezzo playboy (con scarsi risultati eh) proprio come un mio cugino più grande, quello con cui trascorrevo tutte le estati.
Giunto alla maturità, accecato dalla noia, ricomincia a leggere assiduamente, e m'imbattei nei personaggi novecenteschi, quelli senza futuro, pieni di ambizioni inutili e irrealizzabili, inetti per causa propria, o altrui. Eccomi, diventai uno di loro; mi sentivo davvero come loro, e ancora lo sento.
Certo, Dott.House e il commissario Coliandro fanno a gara per dirmi che, invece, sono più simile a loro due: un bell' uomo, burbero ma buono, brillante, un po' sbruffone, affascinante nonostante l'evidente zoppia, il bastone, e un bel paio di Aviator anni '80!
giovedì 28 aprile 2011
Via per Lecce
Viaggiando su questo tratto si possono fare mirabili scoperte.
Si fanno e nascondono presto nidi nei tralicci, con alberi in fila come fratelli che marciano lungo la strada. Il più temerario è davanti, a prendersi il vento in faccia per amore degli altri anche quando il vento non c'è. Il guard-rail è per loro un inutile autostop, ché nessuno si ferma: è vietato. Chi passa non prova a capirci neppure qualcosa: il sole è fermo, i campi sono così rigati da ieri e da sempre, i fiori amano chi non li guarda, come le cornacchie i cieli sfortunati. Nessuna di queste cose fa male ai passanti, è la regola della libertà dei vinti. Non si è vinta una guerra, però: le vere guerre non si vincono se non piano, all'ombra dei filari di cipressi. Si scopre poi che le orchidee parassite hanno già vinto, e con esse le begonie, i gerani, i salici. Hanno conquistato le uniche trincee che paiono abbandonate, le case disperse oltre la sopraelevata. E non si vedono uomini, ma qua e là pura vita, silenziosa nel suo nascere e nel suo morire.
L.M
mercoledì 27 aprile 2011
?
martedì 26 aprile 2011
Il vero re
lunedì 25 aprile 2011
Il dato naturale
Dietro casa c'è un melo. Non è una zona destinata alla coltivazione o roba del genere, semplicemente ci sono dei pezzi di terreno sparso diviso da una strada asfaltata. Ho visto una vecchia col cane prendere delle mele e mangiarle. Mentre mangiava ha alzato lo sguardo e ha incrociato il mio, al balcone. Ha fatto due passi verso destra ed è sparita dietro l' albero continuando a mangiare. Si è vergognata e si è nascosta. Io non ho provato pena o compassione o vergogna; ho avuto solo paura, terrore di diventare come lei. Un vecchio che mangia per strada vergogandosi di se stesso, di quello che è stato e poi è diventato. Fallito.
sabato 23 aprile 2011
‘Patasabato IV
‘Patasabato IV: Il vero colore del vuoto è l'io.
venerdì 22 aprile 2011
La terra è un secondo mare
mercoledì 20 aprile 2011
I still remember 1
Si montava la rete (vi erano anche i buchi per il paletti nel terreno) e si giocava per tre sere a squadre miste e variabili.
Mi ricordo ancora mio padre quasi quarantenne battere, fare muro, tentare schiacciate impossibili, e ridere, ridere.
Vi erano persone che c'erano sempre, che facevano parte del popolo condominiale e che adesso son via, andati verso nord.
Ma non c'era solo la pallavolo.
Si ceneva fuori, giù, tutti quanti. Mia madre faceva focacce, pasta, dolci e li univa ai piatti delle altre mogli. Mio zio faceva le grattachecche nel garage. Era davvero una festa, il momento culminante di ogni estate, per sette anni.
Poi una sera quello del secondo piano, mentre mangiavamo seduti e sbracati, si rivolse a mio padre dicendo:
- Stanno costruendo troppi palazzi, fra un pò non potremo più fare queste cose, ci vedrebbero troppe persone.
L'anno dopo noi non scendemmo e quando mi affacciai vidi cinque, sei persone mangiare silenziosamente davanti ad una cantina. Intorno tre nuovi palazzi li osservavano con cattiveria.
Avevo 14 anni, iniziavo a badare alle ragazze, e benedivo la fine di quelle rozze abitudini provinciali.
Mi sbagliavo.
Qualcosa è cambiato
Qualcosa è cambiato
Pochi hanno il coraggio di andare di fronte al mare a confessare i loro peccati, anche solo con gli occhi. Mare, fermati! Dicono, e il mare non si ferma. E credetemi siamo in tanti; abbiamo vergogna perfino a vederci fare tutti la stessa cosa.
Io l'ho fatto, ammetto, parecchie volte: avrei voluto fare una giravolta e, ammetto, vedere ad ogni giro una vita diversa. Ma la vita è sempre quella: vedere la targa della macchina che ti precede per buona parte della giornata, finché non ti accorgi che qualcosa è cambiato; la pianta rampicante si è impossessata di un nuovo pezzo di muro. Quando copriva un poco il numero del posto auto, il cartello del passo carrabile messo lì sotto e divelto dalle pallonate, il tampone saldamente avvinghiato al palo per evitare brutte sorpese, ora copre tutte queste cose per intero.
Una cosa stupida, ma vale. Vista dal parabrezza, schermo privilegiato e ridotto da cui percepire l'esterno ad ogni ritorno a casa, la cosa diventa rilevante come mille altre cose.
Ma tornando a noi, il mare non risponde a nessuno, è lui che domanda (intimamente). Una delle ultime volte in cui mi trovai in questa situazione singolare fu al tempo in cui mio fratello era alle prese con una brutta bestia, l'adolescenza. Lo è ancora, del resto, in tutti noi: nell'andolescenza si entra col primo bacio (anche negato) e non si esce che col primo figlio. Altre volte, sì, col primo nipote.
L.M
martedì 19 aprile 2011
Come può un fiore
Sono anni che penso che tutto faccia schifo, che il mondo sia un miscuglio d' ingiustizie, rancore, odio e violenza.
Sono tanti anni che Dio non fa altro che punire indistintamente, vedere dall' alto e continuare a punire; a creare uomini che non possono nascere senza morire, costretti ad un' esistenza a termine, all' ingiustizia di veder sparire le persone più care, così, come se non fossero niente, mai esistite. E illudersi non vale, è diventato impossibile.
Un giorno ho conosciuto una bimba, piccola piccola, che non smette mai di crescere. Ride, ha occhi grandi, e anche quando fa i capricci, quando grida per nulla, quando ha dolore ai denti, è felice come mai io ricordi d' esser stato.
Un miracolo.
Una terza vita che nasce dall' imperfetta unione di altre due, una nuova vita, una carta bianca, una spugna intrisa di serenità, fiducia e ottimismo. Non mi spiego come sia possibile, non ci credo, dev' esserci un trucco.
È vero, tutto fa schifo, si soffre, si muore, si dimentica e si sparisce; ma ci sono i bambini e sono un grande piccolo sogno, di quelli a cui vorresti credere per sempre, qualcosa che non avevi previsto e che, per questo, ti appare meraviglioso, fantasmagorico. E quando sei con loro, a giocare, a vederli mangiare, a fare lo scemo, non pensi a niente, non cerchi di ricordare, non soffri più: la vita si colora del delicato profumo d' un piccolo fiore di campo.
Chissà come può.
G.P
domenica 17 aprile 2011
Una caccia
sabato 16 aprile 2011
‘Patasabato III
- La necessità dell’invenzione è l’invenzione stessa. L’amore dei (mille) sensi non si fa senza un giardino su cui farlo. Nè senza attrezzi del mestiere, che donne e uomini tengono in serbo prendendosi in giro a vicenda non sempre piacevolmente. E’ un bestiario fecondo di trovate, l’invenzione.
venerdì 15 aprile 2011
Meraviglia e Gratitudine
giovedì 14 aprile 2011
Televisiùn!
mercoledì 13 aprile 2011
La scala mobile
La scala mobile
Dio è la mente. Ma la mente non è, evidentemente, Dio.
Nemmeno il sogno è un miracolo per la stessa; e poi perché dovrebbe esserlo, visto che è un’attività piuttosto ordinaria e chiarificatrice del pensiero. Il sogno rimescola le tracce meno evidenti del nostro vissuto visivo e sensoriale a quelle che lo sono di più e più importanti.
I simboli non sono quindi che ricordi o impressioni istantanee, prossimi alla nostra veglia, di stati dei vari livelli in cui versa la mente. La musica potrebbe essere un simbolo.
La musica è così importante perché coinvolge e tocca quasi tutti i livelli della mente. Il ritmo è primordiale, la disposizione della melodia è cosciente, la melodia e i toni sono incoscienti. I suoni sono un linguaggio primordiale che poi viene comunque ‘educato’ da quello esclusivamente verbale. Comunque ogni traccia elettrica ha un ‘suono’ e una durata: un po’ così facciamo, ripetendo poesie a scuola, più volte e ricalchiamo una traccia debole aumentandone la carica elettrica come si fa con la plastica che si strofina su un panno di lana. A livello sinaptico, le tracce indelebili sono quelle ricalcate ogni giorno.
L’azione del mangiare, della colazione, dell’alzarsi ad esempio.
A seconda della loro utilità e precedenza, carichiamo e memorizziamo tracce a differente potenziale che il cervello classifica in più e meno importanti.
Il miracolo, in nuce, c’è, è vero: l’informazione viene portata in scala mobile su e giù per un grande edificio. Tutto perché il piano è primigenio, già formato, e la mente ha coscienza di discriminare ciò che le è esterno da ciò che le è interno. Questa semplice distinzione le fece capire che lei era in mezzo. Non era cioè, semplicemente, un ricordo.
L.M
martedì 12 aprile 2011
Vostok I
Gagarin fece il suo volo. Era il primo, in assoluto.
Quando vide dal Vzor della Vostok il suo cielo, gli sembrò preparato apposta per lui, un campo seminato come i campi che aveva visto da piccolo – quelle cose sì, durano tutta una vita – ma non chi seminava. Chi aveva seminato c'era già stato, ma non era lì: il campo, ora che era pieno, era abbandonato.
Lo colpì il buio abissale che pareva tirare le ombre fin fuori alla nave, ad ogni rotazione dell'abitacolo. Era una luna in miniatura che compiva la sua nascita e morte in cento minuti circa. Fu un'escursione tra luce e ombra, quel primo passo dell'uomo oltre la sua stessa mente. I suoi occhi avevano come unico riferimento quelli puntati degli spettatori che invano scrutavano il cielo per poter vedere chi c'era lassù, e lo strumentino cardanico, quella piccola finestrina che dava su una terra dipinta che oscillava paurosamente e, ansiosa, tremava sotto l'abitacolo-pedina. Sopra c'era il vuoto che occupava più lo sguardo che i pensieri raccolti al lancio, con gli occhi bassi; avrà pensato mille cose Gagarin, vedendo il cielo uniforme e la sua casa sterminata e ancora troppo vicina. Questo volo gli sarà piaciuto più dei precedenti per la diversità del cielo che osservava: fu il cielo il vero protagonista, incomunicabilmente nero e vivo. Come per tutti i Russi, fu per gli altri uno spettacolo ridotto a poche, intense parole.
L.M
Il possibile è impossibile
Oggi speravo di poter parlare di qualcosa che potesse interessare tutti, qualcosa che fosse vicino al comune concetto di "politica", ma poi ho ritenuto che parlare o fare oggi "politica" sia davvero cosa impossibile, e così ho alzato gli occhi e ho letto un passo di Pavese.
lunedì 11 aprile 2011
Quando inizia una nuova vita?
domenica 10 aprile 2011
Pessimismo e fastidio
Ma porca puttana dei quella troia eva bagascia!
Ieri mattina ha fatto un incidente stradale.
Non ne facevo uno da un sacco di tempo, e peraltro mai così grave.
In fase di sorpasso, accecato dal sonno mattutino, dalla radio con voce di cane Spank, dalla prospettiva di cinquanta minuti di piscina e da un sole fantastico, ho deciso di sorpassare un camion pieno di pittura bianca, e per poco non ci sono finito sotto.
Non sono qui per raccontare la dinamica di quanto accaduto, so solo che la mia amata Panda ha 1000 euro di danno, il camion tamponato non si sa ancora, e io stamattina non ho alcuna voglia di scrivere, ma solo di lamentarmi.
Ridicolo
sabato 9 aprile 2011
‘Patasabato II
‘Patasabato II
L’invenzione del contrario è realtà mal interpretata. Viviamo su un dado. Il dado è stato tratto dal nostro peggior incubo (la matematica)... ma è certo che Cesare, attraversando il Rubicone, non ne ha mai lanciato uno. Quindi non dite bugie perché il dado (e ognuno di noi) sbaglia a tirare, dite piuttosto che il dado è fatto male.
L.M
venerdì 8 aprile 2011
Io sono mio padre
giovedì 7 aprile 2011
(over-)60s
(over-)60s
mercoledì 6 aprile 2011
Senza colpa
Senza colpa
Ti sei mai chiesto, mentre stai a letto con l’orecchio piegato sul cuscino che sente il tuo cuore battere e per questo non riesci a dormire:
C’è una cosa nell’universo?
C’è una mente diversa?
C’è l’io con i suoi no, ancora? Esiste ancora un io, o piuttosto è un generico tu?
L’amore è chiuso in una scatola; si fa quando si vuole, perché la mente ha bisogno di colmare le lacune di questa mente collettiva che tutti hanno ma nessuno ama come parte di sé. A pensarci bene neanche noi amiamo così tanto la nostra.
E facciamo tutto senza colpa.
L.M
martedì 5 aprile 2011
lunedì 4 aprile 2011
Sono
Non è un po' poco?
domenica 3 aprile 2011
Le cose che (non) esistono
sabato 2 aprile 2011
'Patasabato I
‘Patasabato I