Qualcosa è cambiato
Pochi hanno il coraggio di andare di fronte al mare a confessare i loro peccati, anche solo con gli occhi. Mare, fermati! Dicono, e il mare non si ferma. E credetemi siamo in tanti; abbiamo vergogna perfino a vederci fare tutti la stessa cosa.
Io l'ho fatto, ammetto, parecchie volte: avrei voluto fare una giravolta e, ammetto, vedere ad ogni giro una vita diversa. Ma la vita è sempre quella: vedere la targa della macchina che ti precede per buona parte della giornata, finché non ti accorgi che qualcosa è cambiato; la pianta rampicante si è impossessata di un nuovo pezzo di muro. Quando copriva un poco il numero del posto auto, il cartello del passo carrabile messo lì sotto e divelto dalle pallonate, il tampone saldamente avvinghiato al palo per evitare brutte sorpese, ora copre tutte queste cose per intero.
Una cosa stupida, ma vale. Vista dal parabrezza, schermo privilegiato e ridotto da cui percepire l'esterno ad ogni ritorno a casa, la cosa diventa rilevante come mille altre cose.
Ma tornando a noi, il mare non risponde a nessuno, è lui che domanda (intimamente). Una delle ultime volte in cui mi trovai in questa situazione singolare fu al tempo in cui mio fratello era alle prese con una brutta bestia, l'adolescenza. Lo è ancora, del resto, in tutti noi: nell'andolescenza si entra col primo bacio (anche negato) e non si esce che col primo figlio. Altre volte, sì, col primo nipote.
L.M
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