mercoledì 27 aprile 2011

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"Da tempo cercava di allontanare da sé la letteratura, quasi vergognandosi della vanità d'aver voluto essere, in gioventù, scrittore. Era stato svelto a capire l'errore che c'è sotto: la pretesa d'una sopravvivenza individuale, senz'aver fatto nient'altro per meritarla che mettere in salvo un'immagine - vera o falsa - di sé". Italo Calvino, La giornata d'uno scrutatore.

Si può vivere sulla base di un errore?
Partire da una premessa sbagliata e continuare, nonostante l'evidenza, a perseguirla fino a rimanerne schiacciati, fino a morirne?
Si può, facendo questo, non sentire fastidio, sofferenza, o paura?
Si può vivere per morire, e basta?


G.P

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