La scala mobile
Dio è la mente. Ma la mente non è, evidentemente, Dio.
Nemmeno il sogno è un miracolo per la stessa; e poi perché dovrebbe esserlo, visto che è un’attività piuttosto ordinaria e chiarificatrice del pensiero. Il sogno rimescola le tracce meno evidenti del nostro vissuto visivo e sensoriale a quelle che lo sono di più e più importanti.
I simboli non sono quindi che ricordi o impressioni istantanee, prossimi alla nostra veglia, di stati dei vari livelli in cui versa la mente. La musica potrebbe essere un simbolo.
La musica è così importante perché coinvolge e tocca quasi tutti i livelli della mente. Il ritmo è primordiale, la disposizione della melodia è cosciente, la melodia e i toni sono incoscienti. I suoni sono un linguaggio primordiale che poi viene comunque ‘educato’ da quello esclusivamente verbale. Comunque ogni traccia elettrica ha un ‘suono’ e una durata: un po’ così facciamo, ripetendo poesie a scuola, più volte e ricalchiamo una traccia debole aumentandone la carica elettrica come si fa con la plastica che si strofina su un panno di lana. A livello sinaptico, le tracce indelebili sono quelle ricalcate ogni giorno.
L’azione del mangiare, della colazione, dell’alzarsi ad esempio.
A seconda della loro utilità e precedenza, carichiamo e memorizziamo tracce a differente potenziale che il cervello classifica in più e meno importanti.
Il miracolo, in nuce, c’è, è vero: l’informazione viene portata in scala mobile su e giù per un grande edificio. Tutto perché il piano è primigenio, già formato, e la mente ha coscienza di discriminare ciò che le è esterno da ciò che le è interno. Questa semplice distinzione le fece capire che lei era in mezzo. Non era cioè, semplicemente, un ricordo.
L.M
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