Il capodoglio
Provate a immaginare per un attimo cosa sia, il cielo scuro.
Mi alzo con la luce delle nove e apro la finestra. Il cielo è grigio, con quelle nuvole coricate e sospese come bolle viste da sotto, in un bicchiere. Sotto la pancia del capodoglio che sfiora questo pezzo di terra e mi soverchia si ha l’impressione d’essere in una macchina del tempo d’epoca romantica. Nuvole a coppe che non offrono se non a chi ci arriva all’orlo, per cui nessuno prende. Solo gli dèi possono prendere e buttare giù pugni d’acqua a mani unite, per divertimento.
Aprendo la finestra, l’aria entra e scavalca l’unica figura al centro che sostiene quel ritaglio rettangolare. Le carte che avete sulla scrivania cominciano a volare, a volare intorno e oltre quella figura-chiave ombrosa che siete. I libri si arricciano perché a loro non piace volare, e si chiudono nelle copertine. La poca luce entra perché la faccio entrare io.
Di quelle giornate si sta in casa, al riparo dalla malinconia della stessa terra, riflessa dal cielo. Io apro invece la finestra, faccio razzolare le carte e guardo fuori.
L.M
Nessun commento:
Posta un commento