lunedì 23 maggio 2011

45° minuto

45° minuto

“Non uscire da quella porta, non andartene”. La voce era percepibile appena.

Erano fuori dal campo da 45 minuti, lui e suo padre. Sentivano la partita combattersi al di là degli spalti. Ci erano abituati: tra di loro parlavano alle opposte estremità di una spalliera, il padre accucciato a terra e il figlio un po' su, con la testa sotto il cuscino. Ogni mattina era stato così, tranne quella, perché il padre gli aveva detto che il posto allo stadio se lo dovevano guadagnare.

Seduto, con il braccio penzoloni dal finestrino completamente aperto, il ragazzo boccheggiava cogli occhi alzati, per notare ogni sgualcitura del rivestimento sotto il tettuccio dell'auto. Il padre, mani sul volante sin dall'inizio, gli sedeva accanto. Lui però vedeva la polvere sul cruscotto alzarsi a ogni “gol!” che la radio emetteva dalla piastra dell'altoparlante. Erano stanchi tutt'e due, stanchi uno dell'altro.

Ad un tratto il padre si girò a guardare il figlio appeso al cotone grigio che gli sormontava la testa.

“Ehi, andiamo via. Ti va? In fondo, non è poi così bello starsene fuori al sole per un pallone che neanche vediamo, semmai.. lo vedremo, no?”

Il ragazzo girò piano la testa. “Sì, dai, andiamo” disse, e si drizzò sul sedile.

Fecero il giro attorno allo stadio, poi sulla tangenziale che lo incarta e lo stringe in un fiocco, come un pacco regalo.

Raggiunsero presto la campagna. Il ragazzo non fiatava: sporgeva appena la mano e con le dita sfiorava l'erba secca e qualche spiga che si avventurava lungo la strada. Aveva nostalgia di quelle tante e piacevoli cose che facevano insieme una volta. Sentiva nell'erba, comunque, la forza dell'infanzia che proprio non gli era passata; con l'odore di verde tanto forte, la sua voglia di giocare con le spighe era perenne.

“Papà” - iniziò - “tu mi vuoi bene? Bene davvero?”

Lui si girò di colpo, a rischio di sbandare.

“E tu? Io sì, ma tu non mi pare” e tacque. Solo la strada, sempre la strada, si rifletteva sulle lenti dei suoi occhiali e gli luccicava negli occhi. La radio era ancora accesa: ma erano troppo concentrati l'uno sull'altro per accorgersi delle grida che vi provenivano. La polvere, il cotone grigio ingiallito dal tempo, la voce del cronista, la partita non avevano più senso per loro.

Immediatamente si guardarono fissi, e risero. Risero del mondo, che li voleva far fuori.

L.M

Nessun commento:

Posta un commento