martedì 28 giugno 2011

La sfera

Finalmente ci sei.
La tua rupe titanica è una torre con le antenne. Scodinzola
nella nebbia al mattino presto, coi primi riflessi dello spettro
che la sfidano, come la coda d'un pavone, dall'alto verso il basso.
Gli aeroporti sono miracolose sfere-giocattolo piene di nebbia.
L'aria si tramuta in pioggia o nei tuoi ultimi desideri da terrestre.
Poi, aria. Aria profonda, respiro infinito.
Nulla si sente più del vecchio mondo. Il mondo nuovo è incolore
e grida, molto più forte del primo.
Le nubi più giovani si generano, si staccano e precedono le vecchie; nascono e periscono
sulla terra che sorvolano, e solo su quella muoiono in pace.
Si smembrano in forme, milioni di miliardi di forme, che giocano l'una
sull'altra perché la natura le istruisce a far fantasticare gli uomini.
Cori intimi e vuoti. Cortili d'aria. Scogli e cristalli d'acqua marmorea.
E flutti, sottilissimi flutti che strofinano gli occhi contro il sole e il
niente che questa Terra non ha capito. L'azzurro si annerisce col
nerofumo del cosmo. Che bolla felice, la Terra giù, blu e interamente
sola con se stessa. Poi, si ridiscende. Il sole è tornato mortale. Il cielo
è risalito, le nubi sono scappate in alto e ridicolizzano gli eroi che,
ciascuno a modo proprio, ricordano l'impresa.
Le rive d'aria intrisa d'acqua si son potute toccare solo attraverso i
finestrini. La luce le scolpiva come il ghiaccio, disegnando un vento
immobile che ne lavorava gli zigomi. Che eroi! Il vento diventa, sotto
le ali, quello di prima, torna a farsi sentire, a sbattere, a seguire
i ritmi umani. Ridiviene mansueto. Torna ad essere l'aereo buono,
con anime devote all'aria, l'aereo che non ferisce, che passa sopra
le teste e fa sognare, o almeno, alzare lo sguardo a chi attraversa
la strada o lo spiffero della finestra. Eroi, siete eroi.

L.M

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