mercoledì 29 giugno 2011

Loro sono tamarri, e tu?


Loro sono tamarri, e tu?


Io sono un coglione che guarda certi programmi di merda!
E Fiammetta Cicogna colpisce ancora, dopo "Non chiamateli ciuccini", ora se ne esce con questa domanda che, retoricamente, ha un suo perché: partendo dai protagonisti dello show sposta l'attenzione dello spettatore su se stesso, quasi a rompere la quarta parete.
In realtà è una cazzata, inferiore per minchiata a "Non chiamateli ciuccini" che, secondo me, rimarrà imbattibile per non-sense e fastidio intrinseco alla frase stessa, però tutto questo testimonia il cambio di direzione che la figa Cicogna ha intrapreso in questo scorcio di inizio estate.
Certo, in inverno aveva "presentato" Wild, ma non non si faceva portavoce di tormentoni come questi due che, evidentemente, qualche buon copywriter le ha suggerito.
Ma dove vuole arrivare la Fiammetta?
Spero da nessuna parte, queste cazzo di inutili frasi mi stanno devastando il cervello, e tremo al sol pensiero di vedere di nuovo la sua faccia da "ragazzina 15 enne che non disdegna la mazza" (Non chiamateli ciuccini) o da "Dio quanto sono figa, te la do solo se sei figo anche tu, anche se mi piace il cazzo, lo voglio ribadire" (Loro sono tamarri, e tu?) che spara nuovi tormentoni a ripetizione.
Ti prego Fiammetta Cicogna, fermati, questa deriva fastidiosamente invasiva e fantasticamente non-sensing mi ha già abbondantemente rotto li coglioni!!!

GP

martedì 28 giugno 2011

La sfera

Finalmente ci sei.
La tua rupe titanica è una torre con le antenne. Scodinzola
nella nebbia al mattino presto, coi primi riflessi dello spettro
che la sfidano, come la coda d'un pavone, dall'alto verso il basso.
Gli aeroporti sono miracolose sfere-giocattolo piene di nebbia.
L'aria si tramuta in pioggia o nei tuoi ultimi desideri da terrestre.
Poi, aria. Aria profonda, respiro infinito.
Nulla si sente più del vecchio mondo. Il mondo nuovo è incolore
e grida, molto più forte del primo.
Le nubi più giovani si generano, si staccano e precedono le vecchie; nascono e periscono
sulla terra che sorvolano, e solo su quella muoiono in pace.
Si smembrano in forme, milioni di miliardi di forme, che giocano l'una
sull'altra perché la natura le istruisce a far fantasticare gli uomini.
Cori intimi e vuoti. Cortili d'aria. Scogli e cristalli d'acqua marmorea.
E flutti, sottilissimi flutti che strofinano gli occhi contro il sole e il
niente che questa Terra non ha capito. L'azzurro si annerisce col
nerofumo del cosmo. Che bolla felice, la Terra giù, blu e interamente
sola con se stessa. Poi, si ridiscende. Il sole è tornato mortale. Il cielo
è risalito, le nubi sono scappate in alto e ridicolizzano gli eroi che,
ciascuno a modo proprio, ricordano l'impresa.
Le rive d'aria intrisa d'acqua si son potute toccare solo attraverso i
finestrini. La luce le scolpiva come il ghiaccio, disegnando un vento
immobile che ne lavorava gli zigomi. Che eroi! Il vento diventa, sotto
le ali, quello di prima, torna a farsi sentire, a sbattere, a seguire
i ritmi umani. Ridiviene mansueto. Torna ad essere l'aereo buono,
con anime devote all'aria, l'aereo che non ferisce, che passa sopra
le teste e fa sognare, o almeno, alzare lo sguardo a chi attraversa
la strada o lo spiffero della finestra. Eroi, siete eroi.

L.M

lunedì 27 giugno 2011

Alla ricerca del Nintendo perduto

Alla ricerca del Nintendo perduto.


Tredici anni fa, all'inizio di una delle più belle estati che la mia mente ricordi, comprai, per 150 mila lire, un Nintendo 64 usato con Zelda Ocarina of Time nuovo di pacca.
Ci giocai tutta l'estate senza finirlo mai, mi bloccai ad un cazzo di dungeon acquatico che, allora, ritenni impossibile da risolvere.
Un anno e mezzo dopo, in un freddo dicembre, pochi giorni prima di natale, decisi di vendere tutto per compare un Dreamcast, mitica console della Sega.
Non mi sono mai pentito di quell'acquisto, ma fin dai primi giorni mi pentii di aver venduto il Nintendone.
Sono passati, appunto, tredici anni, e in questi giorni ho deciso che ciò che il mio passato reclama dovrà esser soddisfatto, che ciò che mi è stato tolto dovrà essermi reso, che quell'estate deve tornare, per forza, e deve tornare adesso.
Ricomprerò il Nintendo 64 con Zelda Ocarina of Time, costi quel che costi; e supererò quel dungeon acquatico, cazzo, finirò il gioco e tornerò ragazzo.
Ne sono sicuro, sarà così.

GP

sabato 25 giugno 2011

Samaritani

Samaritani

Il buon samaritano, portatore di sventure, non si smentisce mai.
Ieri ne viene uno. Anche lui stracolmo di vita mandata per tutti i pori in perenne replica, ti vuole aiutare a vedere il tuo domani dal suo ieri, che resterà immutabile.
Non è da pazzi chiedersi perché in quei momenti ognuno di noi non esista da qualche altra parte con cui scambiarsi. Mentre prendono la pensione, ti raccontano di oceani in tempesta e tempeste affrontate a sette anni, mattoni delle Piramidi trasportati per chilometri su strade deserte, strade che si allungavano a ogni passo, ripercorse a ogni ricordo, di trenta chilometri. Abbiamo idee troppo ingombranti nella testa perché ci facciano strada. O sono loro ad essere ingombranti, solo per precedenza o, dico io, giusnaturalismo senile.
Quando tornano al loro posto privato ed esclusivo di nonni, tutto cambia. Diventano buoni, e sanno davvero parlare della vita: dipingono per diletto da quando si erano sposati e non hanno mai detto nulla di questo o quel dettaglio, regalano piccole cose ai nipoti che i padri rifiutano rigidi (oggi, il mondo è tutt'altro, scordatevelo) regalini che possono solo far piacere, perché crescano rigidi, sani in un mondo che sano non è. Cosa sanno loro? Cosa sanno come il mondo cambierà faccia tra cinque, dieci, trent'anni? I nonni ci hanno fatto l'abitudine.
Hanno imparato col tempo, e lo impareremo anche noi, a giocare con l'arte della vita, né prendendola di petto - perché poi ha le sue regole - né, d'accordo con tutto, a giocarsela. Ma la vita è vita per questo, non si vive, si fa e basta. I nonni, dal canto loro, la fanno veramente ora.
E così l'arte è davvero libera, come le parole dei saggi, o dei bambini.

L.M

giovedì 23 giugno 2011

Una pecora, due pecore, tre pecore...

Una pecora, due pecore, tre pecore...

Un pò di anni fa mi chiedevo quale sistema utilizzassero le persone per addormentarsi.
Venivo da un periodo in cui soffrivo d'insonnia, e non riuscivo in alcun modo a prendere sonno prima delle tre, tre e mezza del mattino, per svegliarmi, poi, solo un paio d'ore dopo.
Quel periodo, per fortuna, finì così come era iniziato, senza alcun motivo apparente, ma la curiosità di capire e conoscere se gli altri, coloro che non sono me, utilizzano qualche particolare metodo per andare facilmente nelle braccia di Morfeo, mi è rimasta.
E non l'ho mai esternata, mai fatto domanda a qualcuno.
Per quanto mi riguarda, quando ero piccolino, mi bastava contare le pecore, più in là, intorno alla prima adolescenza, mi bastava pensare al mare e alla spiaggia: mi rilassava in modo incredibile.
E adesso, che sono ormai quello che il Tempo definirebbe Uomo, chiudo gli occhi e ascolto le puntate dei Robinson su K2.
Sì, avete capito bene, da quasi un anno, su K2, dalle 23 alle 1.30, trasmettono a ripetizione puntate dei Robinson senza alcuna soluzione di continuità, temporalmente sballate fra di loro, e che, molto probabilmente, avrò già visto un centinaio di volte in età non sospetta.
Ma la cosa non mi interessa affatto, non capisco quasi mai la storia, se non nei primi dieci, quindici minuti di ascolto, ma poi sento solo il suono delle voci, delle risate, di quella unica, mitica risata, sempre la stessa, che sia alza e si abbassa disegnando, nel mio cervello, una leggera spolverata di zucchero filato.
E poi, quando davvero non capisco più nulla, nemmeno il semplice suono, spengo e dormo.
E' uno dei momenti più belli dell'intera giornata, e quando ho qualche problema, quando non vedo l'ora che la giornata finisca, mi dico: "Vabbè, tanto stasera ci sono i Robison e mi addormento facile facile".
Che cosa accadrà quando tutto questo finirà, quando K2 deciderà di cambiare programmazione?
Non lo so, non ci voglio pensare, fra poche ore ci saranno di nuovo i Robison e, finalmente, riuscirò a riposare.

GP


Waiting for

Waiting for

Lui, in un angolo, aspettava qualcuno, o meglio qualcosa, che si tirasse fuori da quel cartone d'idee fracassate e distrutte che teneva con cura sotto il letto. Consumava l'apatica con una apatica sigaretta. Aspettava col garbo di un gentleman, la barba fatta, in giacca e cravattino, nel semi-buio di un angolo retto. La sua epica figura aveva il vizio degli inetti.
Ma la vita non è una sigaretta.
Lui fumava; il pavimento era coperto alternativamente, un mattone sì e uno no, dai mozziconi.
Erano saggi a lasciarsi cadere dalle sue mani...perché prima o poi avrebbe spento anche quella sigaretta. E dopo altre.
Gli interessava agire direttamente sul fuoco, acchiappare tra le dita il tabacco incandescente e - senza rumore - soffriggersi un pò i pollici per far morire prima qualcosa che semplicemente era alla fine. Ma una sigaretta non finisce mai, in realtà: nessuno vuole arrivare a fumarsi le dita,
si potrebbe benissimo fumare all'infinito una sola che fumarne altre.
La fragile incastellatura d'atomi dell'interno di un Hinderburg in miniatura ardeva. Lui decideva come e dove, e se continuare a disseminare rottami sul pavimento, o spegnere anche quella sigaretta.
Lui non decise: non era in grado. Il pavimento dolorosamente buio, sovraccarico d'acque e inscatolato non è la vita. Non se ne andrà mai da quel paradiso; lui aspetterà.

L.M

mercoledì 22 giugno 2011

L'inedia

"L'inedia"

Ci sono periodi dell'anno in cui non ho voglia, davvero, di fare niente.
Sarà il caldo, sarà il vento, che cerco per evitare il caldo ma che, sempre, mi asciuga gli occhi facendomi un male cane, ma una cosa è sicura: l'inedia mi ha conquistato.
Ogni volta che penso di fare qualcosa, avverto un senso di disgusto e nausea alla bocca dello stomaco.
Sarà depressione?
Non credo, però qualcosa è, e non è nemmeno la prima volta che mi capita, mi succede ciclicamente ogni anno.
Avrei proprio voglia di chiudere questo blog... la sola concezione di "obbligo" mi devasta.
Vedremo.
L'inedia mi sovrasta.

GP

martedì 21 giugno 2011

Secessioni temporali

Proverò per oggi a spiegarvi la linea del tempo:
domani è ieri, ieri è oggi, oggi è domani.

Mi spiego.

Domani, cioe' oggi, avrò completato questo post.
Oggi, cioè ieri, lo avrò pensato e già letto.
Domani ripenserai a questo post di ieri, perché
Oggi questo post ci sarà anche tra quelli di domani.
Ciò che è oggi lo hai quindi già letto ieri e domani.

....Capito?

L.M

lunedì 20 giugno 2011

sabato 18 giugno 2011

Notte

Il vero potere della notte non è non riuscire a farti dormire, è che riesce a farti sentire sconosciuto perfino a te stesso.
Le arance dei semafori sono gialle per ognuno che passi all'una sotto un ponte, in periferia, perché il semaforo ha smesso di guardare e di sentire, ha smesso anche di canticchiare la sua monotona canzoncina rosso-arancione-verde e daccapo, non gliene frega più niente se fumi, se sei un bravo ragazzo, se studi o se te ne vai a zonzo fuori casa con una maledetta psiche nella testa che gira, gira e intanto consuma gli occhi in un inutile vortice di auto.
Quelle sfrecciano, sì, ma anche a loro non gliene frega nulla, nulla di nulla, e i loro stop che si divincolano agli angoli delle strade somigliano a sigarette accese che non smettono di bruciare.
Si trascinano per chilometri, per ore, bruciando l'aria prima che ti entri nei polmoni.
La notte è una scusa per non vedere la luce, essere nati per non nascere o magari vedere poco, restare all'oscuro del mondo per non esserci mai passati di giorno. Anche il cielo è fuggito: lui pure se ne frega e non t'aiuta.

L.M

venerdì 17 giugno 2011

Quaderno di scrittura III

Quaderno di scrittura III:
I modelli e la linea guida.


Mi rifaccio a Kafka, per i racconti credo che sia uno dei migliori modelli che si possano seguire:

- La vera via passa su una corda, che non è tesa in alto ma rasotterra. Sembra fatta più per far inciampare che per essere percorsa.

- La disgrazia di don Chisciotte non è la sua fantasia, è Sancio Pancia.

- Vedere se stessi come una cosa estranea, dimenticare ciò che si è visto, conservare lo sguardo.


GP

giovedì 16 giugno 2011

Cazzate googleiane

In principio,
la mia domanda era: Come si fa a sapere se uno si connette al router?
Basta cercare queste parole, mi dico: "come si fa a sapere se uno..." e via.
Ed ecco invece le quattro domande fondamentali nella vita del popolo italiano, che Google non esita a propormi:

Cioè omofobia, sesso, tranquillità di vita, possibilità di successo. Questo, solo questo chiedono gli italiani al mondo e alla vita. Solo questo.

L.M

mercoledì 15 giugno 2011

Quaderno di scrittura II

Quaderno di scrittura II:
"La struttura del racconto"


I seguenti punti saranno fissi e consequenziali all'interno del primo capitolo:

- Subito nel mezzo dell'azione, nessuna premessa o introduzione.
- Descrizione della scena, anche minimale. Dai dati oggettuali si passa a piccole informazioni sul protagonista. Non dilungarsi su queste informazioni.
- Nessun pensiero del protagonista. E' la descrizione a dominare.

Non sto cercando di creare qualcosa di originale; sto cercando solo di creare qualcosa.

GP

martedì 14 giugno 2011

Pensieri di vecchi

Pensieri di vecchi

Quando si ritorna, da vecchi, alla propria infanzia dimenticata tra le fronde del giardino che la videro nascere sorridente, ci si sente soli, soli, soli. Le carezze si davano quando tutto andava bene e proprio quando tutto andava male e c'era più bisogno di loro, ecco che quella mano taceva.
Che furba idiozia, la vecchiaia!
Si torna in quel giardino per vederlo dietro a delle cancellate. Non lo si profana, non si ha voglia di ripercorrere i propri passi: fanno paura. Si vuole solo guardare, e anche e soprattutto ora non arriva nessuna carezza...

L.M

lunedì 13 giugno 2011

La Libertà è partecipazione


Oggi faccio qualcosa che in genere odio: postare una canzone senza aggiungere alcun commento.
Oggi lo faccio perché credo che basti e che sia importante.
Proprio oggi.
A Voi.


GP

sabato 11 giugno 2011

Schegge teatrali II

Re: "Le nuvole tacciano,

i venti smettano di incatenare

l'aria! Chi siete, o nubi di bianca

essenza, liberate

la mia aria! Stirpe di sogni

malata di guerre, pensieri

che la mente dipinge su di voi...

Basta! Che io liberi l'aria

da quei boccioli di rose che la

contengono come ambra.

O rose, madri del cielo

che ho sotto casa, smettete di

urlare all'acqua e dite

il vostro nome: voi

di chi siete?"


(Il re si mise coll'orecchio sempre più

vicino ai petali. Nessuna risposta

né suono da questi.)


Re: Ah! Voi rose, andate d'accordo

solo con le donne!

L.M

venerdì 10 giugno 2011

Quaderno di scrittura I

Quaderno di scrittura I: Le difficoltà dell'inizio

Come si scrive un racconto breve? Quanto devo dire per caratterizzare i personaggi, le situazioni, la storia?
Ho iniziato un racconto (L'urlo) concentrandomi sul protagonista, e di lui ho rivelato già il 60%: età, carattere, parentele.
Ma non so se sia giusto; mi ritrovo a scrivere narrativa dopo tanto tempo e mi sembra di essere alla prima elementare, subito dopo aver imparato a scrivere le lettere dell'alfabeto.
Ho difficoltà che un paio di anni fa avevo totalmente eliminato.
La soluzione non è dietro l'angolo, e credo che l'unica cosa possibile sia provare, e provare, e provare.
Leggere, scrivere. Leggere, scrivere.

giovedì 9 giugno 2011

Ragazze in bicicletta

Le ragazze hanno l'aria di pedalare davvero per un secondo fine, quando sono in bicicletta.

Grosse o minute, bianche o scure, a loro la bicicletta in sé non importa: importa con chi si va, se sono in più d'una, o unicamente dove si va - è raro trovare una ragazza che pedali sola.

Una volta, tuttavia, m'è successo. Aveva le gote rosse, era un po' sovrappeso, forse anche un po' affaticata, ma per nulla disturbata dal traffico e da me che la stavo osservando. La realtà immediata, esclusa la strada, era insomma opzionale. La giacchetta legata fiaccamente ai fianchi le dava un'apparenza da apprendista di qualcosa…di qualche strano alchimista che, magari, aveva inventato la pozione perfetta per digerire l'insopportabile di ogni cosa e dimenticare il traffico.

Perché le donne devono sempre pensare ben al di là...?


L.M

mercoledì 8 giugno 2011

Tornare a casa

Tornare a casa

Aver visto due matrimoni in una settimana.
Sempre più convinto che siano una realizzazione per alcuni, per altri, non per tutti.
Per me a 15 anni era un sogno; a 20 l' avrei fatto senza batter ciglio; adesso vorrei saltare a piè pari questa mezza età, l'età in cui devi farlo per forza, presto e subito, perché è l'ultimo arco di tempo in cui sei ancora appetibile per qualcuno che, come te, ha paura di rimanere solo.
E quindi?
Nulla, solo stupide riflessioni mentre, sbattuto su un divano, aspetto di tornare a casa.

GP

martedì 7 giugno 2011

Delicatezza cinese

C'è qualcosa che somiglia alla delicatezza de I ching, o degli haiku? I fiori stessi sono haiku, gli occhi sono haiku, l'anima è un haiku. Si esprime in pochi tratti, come un disegno, il respiro di una persona: ed è insignificante rispetto alla potenza del singolo gesto, dei pensieri, della loro onnisciente naturalità, chi lo compie. Cosa fa è saggezza pura. Perché si fanno miracoli con pochi sforzi, si delineano cerchi che non circondano nulla, si ripassano confini invalidati perché aperti da millenni a chiunque - e nessuno osa profanarli - si rigano lacrime là dove c'è gioia e si passa centinaia di anni a raccontarla. I fantasmi sono uomini che vivono più degli altri, sono aria pura che ognuno inspira ed arricchisce, espirandola, per il prossimo. Perché la casa non è importante, ciò che fa la casa è l'esterno, troppo raro e sconvolto rispetto alla chiarezza dell'interno. La luce passa dove deve passare: è essa stessa elemento architettonico, a lei spetta delineare porte e finestre. Ecco cosa si intende per energia: ricordare il gesto, non compierlo. Compierlo significa già ricordarlo, onorarlo, restituirlo alla sua idea pura di atto manuale, di vita che si fa, in mezzo a poche dita. Nulla deve quindi restare del processo endocrino della coscienza, che la stessa compie a livello subliminale, si deve vedere solo un indizio neutro, il più possibile vicino alle tracce di un Dio. Che qui, di regola, non si deve davvero vedere.

L.M

lunedì 6 giugno 2011

The evening star

The evening star


Ieri sera un amico mi ha regalato un suo disegno stampato su carta lucida.
La cosa potrà sembrare di poco conto e di poco interesse per la comunità, ma io sono rimasto molto colpito dal fatto che quel disegno, a causa di un giudizio negativo, era rimasto chiuso in un cassetto per ben due anni, con tutte le conseguenze del caso: frustrazione, perdita di fiducia in se stesso, paura di non aver nulla da dire.
E' facile zittire un talento, tanto quanto rompere una goccia d'acqua.
Certe persone, certe personalità, non hanno, per propria naturale costituzione, la capacità di far finta di niente, e una parola fuori posto, un giudizio eccessivo ed affrettato, può spezzare in loro ogni tipo di speranza.
Certe persone, certe personalità, sono quelle che nascondono meglio, al loro interno, la bellezza delle proprie idee, la delicatezza di quel soffio di vita che in loro, e in nessun altro, scorre leggera e potente.
"Non ha senso" gli avevano detto guardando il disegno.
E io guardando quel disegno, da ieri sera, sono sempre più convinto che quel treno che sfreccia veloce tra due lembi di mare, che sbuffa fumo e montagne colorate, che è illuminato da una stella fredda e irreale, abbia più "senso" di qualsiasi altra cosa abbia mai visto.
E' facile zittire un talento, tanto quanto farlo esplodere intorno al mondo.
Basta guardare davvero, stare zitti per un attimo, e il resto viene da sé.

GP

sabato 4 giugno 2011

Schegge teatrali I

"Cosa noi siamo?"..

Un re prese la spada da terra e si accoccolò sul trono.
Respirando, disse:
"E se passassero nuvole sopra la terra, capaci di togliere tutti i giorni brutti e infelici con le loro ombre, precipitino - guardandole - come un animale ferito al ventre, dissolvendosi sulle spiagge: quello sì, sarebbe segno che un dio è passato almeno a vedere come stiamo."
Si volse verso di lui un suddito, presente a caso fra i convitati per via delle tavole trecentenarie che doveva trasportare sulla schiena. La testa l'aveva, ma la credeva fragilissima. Fu lui a concludere il breve discorso:
"Cos'abbiamo noi nella testa? Vapore?"
Il re respirava sulla propria barba, calmo. Rise sonoramente, aggiungendo: "Vapore...vapore furibondo!" e un meteorite gli cadde sulla spada.
Non il fulmine di Nabucco(donosor), quello è scontato.

Possibile che un cumulo di vapore possa tanto?

L.M

venerdì 3 giugno 2011

Aforismi V

Aforsimi V

Nulla mi piace fino in fondo, tutto al fondo mi disgusta.


GP

giovedì 2 giugno 2011

La bellezza esiste

©iastudio on FlickrDa un angolo di strada venne fuori un pazzo, calvo e dall'abito bianco, che non aveva più nulla eccetto l'udito. Gli occhi c'erano pure stati una volta, ma a lui non interessava più come era bello vedere la pioggia, le stelle, il mare. Il volto appariva scavato da anni di prigionia, ma vivo, e sorrideva: gli altri non lo capivano. A lui bastava il respiro, la voce, la musica che l'aria infonde nel cuore di tutti. E si fermò davanti al proprio imperatore, scelto a caso tra altri nella folla; gli fece un inchino e ridendo gli confidò che la bellezza esisteva, era dappertutto. La bellezza vive, respira, si sente. Basta accedere lontano entro sé, nello spazio e nella mente, e si vive ogni giorno come il primo.

L.M

mercoledì 1 giugno 2011

Aforismi IV

Aforismi IV

Devo essere sempre più morto per poter parlare dei vivi.

GP