giovedì 31 marzo 2011

I miracoli esistono!


Poche volte ho desiderato la morte di qualcuno, e quelle poche volte che l'ho fatto, ho sempre fantasticato, così, per una sorta di divertimento mentale totalmente distaccato dalla realtà.
La televisione, a volte, fa veramente miracoli, e in questo caso è stata in grado di risvegliare in me regrediti istinti primordiali.
Questa qua, questa Angela favolosa cubista, la prenderei davvero a calci e pugni in faccia, là, nello studio televisivo, mentre balla come una ragazzina di sedici anni, convinta, così, di sconfiggere il tempo e la morte.
E invece fa tutto il contrario, emula un modello che non le appartiene esponendo al popolino la propria distruzione fisica e mentale.
È una pornografia vomitevole ed insultante, per sé e per gli altri.
E io la prenderei a calci e pugni, con quella musica di sottofondo, con gli altri vecchi che mi guardano e gridano di terrore, perché la morte, io, sono molto vicino, molto vicino a loro.
Morirebbe sotto i miei occhi e sarei contento, finalmente, di vedere il ciclo naturale delle cose completamente ristabilito.
I vecchi non sono favolosi cubisti, e il passere del tempo, la vicinanza alla morte, così palpabile nel loro fisico e nei loro ricordi, va difesa, ammirata, conservata.
Non combattuta attraverso una caricaturale opposizione a sé.
Grazie, mia miracolosa televisione.

G.P
La vita secondo....Chaplin

"Per un creatore cinegrafico, la maschera di Charlie Chaplin ha la stessa importanza che ha, per un melografo, quella di Beethoven. Spero che questa dichiarazione eliminerà automaticamente tutti i lettori inutili, e che resteremo tra di noi, gente capace di capirci.
Dopodiché, tranquillizzati, continuiamo."





(Avrete certamente capito, il monello è soprattutto lui...)

L.M

mercoledì 30 marzo 2011

Tu leggi?

Tu leggi?

Oggi vi propongo due rive differenti del medesimo problema: la lettura.
Non la lettura come problema fondante, come si debba leggere, cosa ci si debba aspettare e via, solo poche riflessioni su..

"Cos'è la lettura oggi?"...

L'umanità si appropria di parole che crede fisse; le stelle sono fisse così come i libri sulla scaffalatura; e ciò che c'è di più bello al mondo si conserva. Questa cosa le mancava veramente, ne aveva bisogno così fondante? Per molti la lettura è una moda, per altri è un modo per occupare il tempo facendo qualcosa di diverso e stranamente antico, per altri ancora è legge. Il Nobel sancisce questa indebita appartenenza (indebita per gli altri) come un diritto.
Il parere dei lettori, implicito, è questo: devo leggere perché è stato pubblicato. Bisogna chiedere alle cose, alle disperate cose, d'alleviare la nostra solitudine...

In questo modo l'altra riva, gli scrittori, anime abbandonate, sono almeno un pò consolati.

L.M

martedì 29 marzo 2011

Chiamiamo le cose con il loro nome

Chiamiamo le cose con il loro nome.


Allora, dico io, c'è la necessità di fare una cosa del genere? Stamattina mi alzo e trovo una mail di un mio amico, di cui non farò il nome ("Basta con le schifezze, gli amici tuoi, le porcate"), con un link youtube.
Nota di accompagnamento: Non ho parole.
Convinto si tratti di qualcosa inerente agli ultimi tragici avvenimenti internazionali, la guerra in Libia, il terremoto in Giappone, clicco senza pensarci troppo.
E i mie occhi vedono 'ste' zoccole che si baciano!
E sì, perché così dovete essere chiamate, zoccole; ci tengo molto al rapporto tra Nome e Cosa nominata.
Perché davanti c'avete una telecamera, e lo sapete, la vedete, non avete nemmeno la scusante che hanno quei puttanoni del Grande Fratello: tante telecamera = nessuna telecamera.
Dunque la vedete, sapete che vi riprendono.
La motivazione è la fame (di cazzi), mangiare un pò di riso in più.
Ma tu, cara Fico, chiudi gli occhi, e apri le labbra come se fossi in un film porno, come solo le grandi pornodive sanno fare.
E fai bene, diciamocelo; sei zoccola, e le zoccole fanno così.
Complimenti.

G.P

Jazzy Jam

Jazzy Jam: lezioni di Jazz-mania,
parte I

Una versione di Cantaloupe Island con Herbie Hancock al piano che meritava d'essere postata. Il ritmo al piano è più veloce del normale, il motivo è orecchiabile in quasi tutta la sua integrità (magari per questo è molto nota), e Joe Henderson completa meritatamente l'opera.



Perché il jazz, per alcuni, è così affascinante? Sarò sincero, da buon jazz-maniaco, bisognerebbe iniziare da zero, dal primo respiro poco dopo esser nati.
Prendete una tazza, ad esempio, una pila di vasetti di vetro, una cassapanca vuota. Scoprirete che è più facile fare musica non seguendo un canovaccio, suonando a turno e come viene.

Bene, il jazz è più o meno questo: scoprire una tazza vuota che qualcuno ha lasciato prima di voi al centro d'una strada, e suonarla in tutti i modi possibili. Ne scoprirete tanti, davvero tanti. E' solo che non vi lascerebbero la libertà di farlo per più di cinque o al massimo dieci minuti.

Mettetevi in testa che suonare, per un musicista jazz, è soprattutto creare ritmo, costruire una base che esiste prima di qualsiasi tipo di musica, è sentire il ritmo in più sfaccettature e meravigliarsi che conservi ancora una parvenza di suono costruito, seppur minima.

Passiamo ora, brevemente, agli strumenti: gli strumenti a fiato, tromba, ecc. non sono strumenti soltanto, per mezzo dei quali si compie il ritmo. Sono trattati con dignità da solisti, sono voci in piena regola, melodiche, ritmate, nervose, appena accennate dal fiato di chi le emana. Ma nulla è costruito, e tutto è già contenuto nelle premesse. L'improvvisazione coinvolge uno ad uno i protagonisti del viaggio, accompagnati solo da un sottofondo che si adatta alla situazione. Non c'è bisogno che sia proprio adatto, tutto si gode alla fine.

L'album che credo più rappresentativo e splendido del puro genere è Empyrean Isles di Herbie Hancock; qui è ancora giovane, si respira il puro acume degli strumenti, e si viaggia per davvero.
L.M

lunedì 28 marzo 2011


Cos'è questo ennesimo blog?


Un tentativo.
Goffo, immaturo, stentato, insufficiente, parziale.
Ma come tutti i tentativi, è anche appassionato, energico, giovane, pieno di fiducia e di speranza.
Un tentativo, quindi, ma di cosa?
Di rappresentare il reale in ogni suo aspetto, in ogni tonalità di colore, da quello più scuro a quello più chiaro, in alternanza, in fusione, in osmosi, in conflitto.
Ed è, quindi, una cazzata, perché è un tentativo impossibile, incapace di realizzarsi, condannato, per questo, a rimanere sempre e per sempre un "tentativo", mai un "risultato".
Ed è questo il suo bello.
L'eterna giovinezza; l'eterna primavera.

Vi presento un gatto nero

Vi presento un gatto nero!

To', un gatto bianco e uno nero si incontrano sul muro. Uno si mette ad un angolo, l'altro scende e lo osserva sperando che gli lanci qualche occhiata. Sanno più di noi, quei due, della fine del mondo.

Dopo essersi scambiati le fusa, staranno a vicenda sul muretto, a dire la loro. Chè, pulendosi le zampe di volta in volta, si guarda sempre chi c'è giù, a vederti. L.M